IMSI: i risultati migliorano?
IMSI corrisponde alla sigla inglese di iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi morfologicamente selezionati. Questa tecnica si applica da più di una decina d’anni e, con l’aiuto di un microscopio ad alta potenza, permette di analizzare e selezionare gli spermatozoi che saranno poi inseriti nell’ovulo con l’aspettativa di aumentare le possibilità di successo di annidamento e ridurre le probabilità di aborto.
Ciononostante, due importanti ricerche e studi sull’IMSI, non hanno dimostrato miglioramenti nei parametri: fecondazione, sviluppo embrionale, tasso di annidamento o tasso di aborto e affermano che per il momento non vi sono prove mediche sufficienti per poter utilizzare questa tecnica in modo abituale e che sono necessari ulteriori studi e di miglior qualità per consigliare l’uso dell’IMSI nella prassi clinica. A quanto pare, la tecnica è importante come metodo di studio della morfologia degli spermatozoi, ma non come strategia da proporre ai pazienti facendogli credere che ne migliora la prognosi.
La selezione standard degli spermatozoi prima della microiniezione intracitoplasmatica degli spermatozoi (ICSI) deve continuare ad essere la strategia da utilizzare nella prassi clinica perché altre – in particolare la tecnica IMSI – sono carenti di studi adeguati che ne certifichino la validità.
Bibliografia
Cochrane. “Regular (ICSI) versus ultra-high magnification (IMSI) sperm selection for assisted reproduction”, febrero 2020
Dott. Juan Carlos Castillo, ginecologo dell’Instituto Bernabeu
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