L’importanza di individuare le malattie sessualmente trasmissibili (MST) nei donatori di sperma e ovuli
Le malattie sessualmente trasmissibili (MTS) sono prodotte, nella maggior parte dei casi, da virus, batteri e funghi, che si trasmettono attraverso il sesso non protetto, compreso il sesso vaginale, orale o anale. Inoltre, nelle donne in gravidanza, possono essere trasmessi dalla madre al feto, il che può portare all’aborto spontaneo, al parto prematuro e persino alla morte neonatale.
Gli effetti di queste malattie, che in molti casi sono totalmente asintomatiche (cioè la persona che ne soffre non percepisce alcun sintomo), incidono sulla fertilità sia degli uomini che delle donne.
Perché e come vengono analizzate in Instituto Bernabeu le malattie sessualmente trasmissibili nei donatori di gameti?
Negli ultimi anni abbiamo osservato che la percentuale di coppie o di donne che richiedono i gameti dei donatori è in aumento. A causa della necessità di questi pazienti e delle implicazioni negative che questo tipo di microrganismi può generare sulla fertilità, all’Instituto Bernabeu effettuiamo regolarmente un’analisi delle MTS su tutti i nostri donatori di sperma e ovociti, cercando di agire in modo responsabile nei confronti dei pazienti che ricevono i gameti donati.
La tecnica utilizzata per l’individuazione delle MTS ci permette di analizzare la presenza delle malattie sessualmente trasmissibili che hanno una maggiore incidenza sulla fertilità. In particolare, ci permette di rilevare la presenza di DNA di microrganismi corrispondenti a 10 infezioni di questo tipo di malattia, in un’unica analisi e di ottenere il risultato in pochi giorni.
I microrganismi analizzati sono:
- Treponema pallidum (sifilide)
- Neisseria gonorrhoea (gonorrea)
- Chlamydia trachomatis (clamidia)
- Mycoplasma genitalium
- Mycoplasma hominis
- Herpes simplex I
- Herpes simplex II
- Trichomonas vaginalis
- Haemophilus ducreyi
- Ureaplasma ureatylicum
Questo tipo di analisi può essere consigliabile dopo un contatto sessuale a rischio, non solo per sapere se si è infettati dal microrganismo, ma anche, essendo asintomatici in molti casi, per evitare di agire come portatori del microrganismo diffondendolo tra tutti i partner sessuali. Chiaramente, anche nei pazienti che si sottopongono ad un ciclo di riproduzione assistita, così come nelle donne in gravidanza.
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La dottoressa Eva García, biologa di IBBIOTECH, del gruppo Instituto Bernabeu