Sara Dalla Costa discute le particolarità giuridiche della procreazione assistita in Italia in un incontro all’Università di Giurisprudenza di Modena

L’Università di Giurisprudenza Unimore di Modena e Reggio Emilia ha organizzato, in collaborazione con il progetto Just Parent dell’Unione Europea, un incontro per lo scambio di idee tra professionisti di varie discipline legate alla riproduzione assistita e al diritto.

L’avvocato specializzato in biodiritto e coordinatrice dell’Istituto Bernabeu di Venezia, Sara Dalla Costa, ha partecipato alla giornata conclusiva con una conferenza in cui ha evidenziato diversi aspetti che ostacolano l’evoluzione della procreazione assistita in Italia. “Il coinvolgimento di chi è al potere è molto necessario affinché la nostra legge si adatti all’evoluzione sociale”, ha affermato Sara Dalla Costa.

Durante il suo intervento si è soffermata su tre aspetti importanti della medicina riproduttiva che attualmente non sono tutelati dalla legge italiana. Da un lato, la donazione di gameti, in quanto è prevista l’approvazione di una legge che vieterebbe la commercializzazione di gameti ed embrioni nel Paese, il che “metterebbe a rischio i processi di fecondazione, in quanto non esiste il numero minimo di gameti richiesto per tutti i trattamenti in Italia”, ha spiegato l’esperta.

Dall’altro lato, lo status giuridico dell’embrione, che viene considerato legalmente come una vita potenziale, in modo da proibirne la distruzione o l’uso a fini di ricerca scientifica. Infine, l’accesso alle tecniche di riproduzione assistita per le donne single o le coppie omosessuali. In Italia è vietato, il che è “un’evidente forma di discriminazione nei confronti di chi non ha un partner o non aderisce all’orientamento sessuale predominante”, ha detto, tanto che “questi pazienti non hanno altra scelta che recarsi all’estero per sottoporsi a tali tecniche”.