Metroplastica. È sempre necessaria la correzione di una malformazione uterina?
La parola metroplastica o isteroplastica è il termine con cui viene denominata la tecnica di correzione chirurgica di una malformazione uterina.
Stando a quanto pubblicato nell’ultima classificazione della European Society of Human Reproduction and Embryology (ESHRE), le malformazioni congenite del tratto genitale femminile hanno una prevalenza del 4-7% della popolazione generale. Sebbene siano benigne, a seconda della malformazione, potrebbe associarsi ad altri problemi di salute e riproduttivi.
In caso in cui fosse diagnosticata una malformazione del tratto genitale femminile, è sempre necessario sottoporsi ad un intervento chirurgico?
Gli studi scientifici hanno dimostrato con dati chiari che le pazienti con malformazioni uterine sono maggiormente esposte al rischio di complicanze ostetriche come aborto spontaneo, parto prematuro, crescita uterina ridotta, metrorragie ostetriche e puerperali, insufficienza cervicale, presentazione fetale anomala, preeclamsia e cesareo.
La chirurgia per la correzione di malformazioni uterine è stata descritta fin dall’inizio del XIX secolo e offre una possibile soluzione alle complicanze anteriormente descritte.
Ciononostante, ma una metroplastica in caso di malformazioni uterine si giustifica solo se si associa a parti prematuri frequenti, infertilità inspiegabile e, a volte, in casi di dismenorrea grave.
Sono state proposte diverse procedure chirurgiche invasive e non invasive per la correzione di varie anomalie. Ma alcune sembrano essere più nocive di altre (ad esempio, la correzione chirurgica di un utero bicorne) e non vengono applicate abitualmente. Ad ogni modo, l’estirpazione chirurgica di un setto uterino è associata ad un minor rischio di aborto e si può proporre alle persone affette da aborti frequenti.
La metroplastica deve essere effettuata in fase follicolare precoce (dal 6º al 10º giorno) o in una paziente il cui endometrio è stato preparato un mese prima (solitamente con contraccettivi). Questa preparazione semplifica la programmazione, garantisce che la paziente non sia incinta e assicura che non si stia operando un endometrio ipotrofico.
Il tipo di metroplastica dipenderà dalla malformazione da correggere.
La ESHRE ha descritto 5 gruppi principali con cui classificare le malformazioni del tratto genitale femminile: utero dismorfico, utero setto, utero bicorne, emiutero e utero aplasico.
- L’utero a T (o ipoplasia uterina): È una malformazione rara presente soprattutto in pazienti con esposizione intrauterina al dietilestilbestrolo prescritto in Francia fino al 1977. Corrisponde al tipo U1 della ESHRE. È importante distinguere le ipoplasie uterine armoniose o “utero infantile” (legate ad un ipoestrogenismo e spesso a amenorrea primaria) dalle ipoplasie «a T», perché nel primo caso si scarta assolutamente l’intervento chirurgico.
L’intervento chirurgico sarebbe una metroplastica d’aumento mediante isteroscopia. Attualmente, non esistono indicazioni chiare che dimostrino quando effettuare questo intervento perché i risultati sono ancora insufficienti. Non deve essere la prima opzione in caso di assenza di fertilità e/o problema di gravidanza, ma sembra corretto proporre questo intervento in caso di aborti a ripetizione o errori frequenti delle tecniche di riproduzione assistita.
- Utero a setto: È la malformazione più frequente (1% della popolazione femminile) e corrisponde al tipo U2 della ESHRE.
Può presentarsi come utero a setto totale con setto vaginale e cervicale di grado massimo, utero a setto parziale o un semplice sperone; e i setti non sono mai associati a malformazioni dell’apparato urinario.
La chirurgia è consigliata in caso di aborti a ripetizione precedenti sia precoci che tardivi e in caso di parto prematuro. Attualmente, è difficile decidere chiaramente se è meglio aspettare che si presenti un problema ostetrico prima di trattare la paziente affetta da utero a setto. L’intervento consiste in una metroplastica isteroscopica mediante una sezione del setto e non l’estirpazione, per conservare al massimo l’endometrio.
- Negli uteri uni o bicorne, non è possibile effettuare nessun intervento chirurgico. L’utero bicorne è meno frequente dell’utero a setto (cinque volte meno). La prognosi ostetrica spontanea e in riproduzione assistita è simile a quella dell’utero unicorne, ma non esiste una cura chirurgica efficace. Si è dimostrato che la tradizionale metroplastica di Strassmann non offre benefici ostetrici, per cui viene scartata.
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Dott.ssa. Blanca Bayoumy, ginecologa dell’Instituto Bernabeu