“Offriamo alle pazienti italiane, non solo un trattamento personalizzato, ma un’assistenza professionale che proviene da una formazione scientifica eccellente”
La coordinatrice dell’Instituto Bernabeu a Venezia, Sara Dalla Costa, è avvocata specializzata in Biodiritto. Fin dall’inizio della sua carriera si è occupata di casi e questioni giuridiche complesse riaffermando una prospettiva specifica della sua professione. Si è formata sia in Italia, il suo paese di origine, che in Spagna. Nel 2022 ha concluso con successo il primo anno del Dottorato dell’Università di Deusto (Bilbao). Durante i suoi studi, lavorava già su diversi articoli scientifici nell’ambito della bioetica e biodiritto.
Le sue ampli conoscenze della legislazione spagnola e italiana in materia di riproduzione assistita rappresentano un valore fondamentale per l’Instituto Bernabeu e per tutti i pazienti. Con questa ricerca, pretende analizzare e approfondire le conseguenze giuridiche della medicina riproduttiva in funzione della legislazione vigente.
Índice
- 1 Lei è avvocatessa specializzata in biodiritto, cosa l’ha spinta ad approfondire le sue conoscenze nell’ambito della medicina riproduttiva?
- 2 Attualmente è coordinatrice dell’Instituto Bernabeu, qual è il suo compito? Quali sono gli aspetti del suo lavoro che più le appassionano?
- 3 Dalla sua esperienza con i pazienti, potreste spiegarci com’è la paziente italiana che richiede un trattamento di medicina riproduttiva e cosa le offre Instituto Bernabeu Venezia?
- 4 Se il trattamento di cui ha bisogno una paziente non può essere effettuato in Italia, quali altre possibilità vengono proposte?
- 5 La Spagna è un paese più avanti per quanto riguarda la legislazione in materia di riproduzione assistita, a che punto si trova attualmente l’Italia?
- 6 Come pioniere della medicina riproduttiva in Spagna, che visione fornisce il dottor Rafael Bernabeu alla propria ricerca e cosa presuppone questo tipo di contributo?
- 7 Attualmente sta elaborando una tesi dottorale in cui confronta entrambe le legislazioni, in cosa consiste questo studio? Crede che potrebbe essere utile per aiutare i pazienti?
Lei è avvocatessa specializzata in biodiritto, cosa l’ha spinta ad approfondire le sue conoscenze nell’ambito della medicina riproduttiva?
Ho partecipato ad un corso di biodiritto mentre studiavo in università. Mi appassiona il ramo del diritto in cui bisogna affrontare i casi legati alla vita umana e alle implicazioni giuridiche che provengono dalla scienza medica e dall’evoluzione tecnologica che le caratterizza. Anni fa questo problema non esisteva, perché era madre natura a decidere l’inizio e la fine di una vita umana. Oggigiorno, la tecnologia e la scienza possono causare dilemmi, questioni legate all’etica e alle credenze di ciascuno. Il biodiritto mi appassiona in quanto materia in continuo sviluppo. Da una parte, si muove a seconda dei progressi scientifici e tecnologici, dall’altra è ispirato dalla sensibilità collettiva.
Attualmente è coordinatrice dell’Instituto Bernabeu, qual è il suo compito? Quali sono gli aspetti del suo lavoro che più le appassionano?
Il mio lavoro consiste nel coordinare in modo ottimale tutti i dipartimenti della clinica e nel fungere da nesso principale tra la centrale corporativa dell’Instituto Bernabeu e la sede italiana. Mi piace il lavoro di gruppo e trasmettere la filosofia dell’Instituto Bernabeu, la ricerca della massima eccellenza e professionalità, l’onestà nei confronti dei pazienti e i colleghi o colleghe. Mi sforzo ogni giorno affinché l’Instituto Bernabeu sia un posto di lavoro gradevole e un luogo in cui i dipendenti di recano con piacere.
Dalla sua esperienza con i pazienti, potreste spiegarci com’è la paziente italiana che richiede un trattamento di medicina riproduttiva e cosa le offre Instituto Bernabeu Venezia?
La paziente italiana ha sempre molti dubbi quando deve affrontare un trattamento di medicina riproduttiva. Dubbi che si traducono in ansia e inquietudine. Questa situazione è dovuta al fatto che la maggior parte dei trattamenti, come la donazione di gameti o la diagnosi preimpianto, in Italia erano vietati fino a pochi anni fa. Lo staff di Instituto Bernabeu Venezia offre alle pazienti italiane un trattamento personalizzato e un’eccellente professionalità medica e assistenziale fin dal primo momento. Il nostro lavoro si basa soprattutto sulla possibilità di trattare ciascun caso come se fosse unico. L’eccellenza scientifica e la ricerca che ci caratterizza garantiscono la massima sicurezza alle pazienti che scelgono il nostro centro.
Se il trattamento di cui ha bisogno una paziente non può essere effettuato in Italia, quali altre possibilità vengono proposte?
In Italia sono vietati i trattamenti a donne single o coppie omosessuali, ad esempio. Quando queste pazienti, sole o con partner, si recano presso la clinica per formare una famiglia, consigliamo loro eventuali trattamenti all’estero e la possibilità di ricevere assistenza presso le nostre cliniche in Spagna. In qualsiasi caso, attendiamo tutti una riforma legislativa, considerando più che evidente la lenta evoluzione esistente in questo ambito. La strada che deve percorrere l’Italia è ancora lunga, ma necessaria.
La Spagna è un paese più avanti per quanto riguarda la legislazione in materia di riproduzione assistita, a che punto si trova attualmente l’Italia?
Come dicevo, la situazione italiano è piuttosto complessa. La legge locale è stata letteralmente abbattuta da diverse sentenze di vari tribunali. Attualmente, il potere legislativo italiano non ha come priorità la riforma della legge in materia di riproduzione assistita, quindi i professionisti del settore vivono con una costante incertezza. La Spagna, pioniere in fertilità, ne è un esempio, un modello da seguire quando sorgono conflitti o casi complessi.
Come pioniere della medicina riproduttiva in Spagna, che visione fornisce il dottor Rafael Bernabeu alla propria ricerca e cosa presuppone questo tipo di contributo?
È un contributo fondamentale. È un professionista con più di 40 anni di esperienza alla ricerca di soluzioni specifiche. La Spagna è più avanti dell’Italia e ha già affrontato e risolto molti casi che noi vediamo qui adesso. Ha un’esperienza pratica con una visione importante per il settore. Il dottor Bernabeu ha contribuito al progresso e allo sviluppo della società spagnola in materia di fertilità e la sua collaborazione e sostegno sono di gran valore per il mio lavoro.
Attualmente sta elaborando una tesi dottorale in cui confronta entrambe le legislazioni, in cosa consiste questo studio? Crede che potrebbe essere utile per aiutare i pazienti?
Sto centrando i miei studi in aspetti specifici soprattutto del panorama italiano. Dobbiamo tener presente che sono sempre più numerose le coppie che richiedono un trattamento, sia in Italia che all’estero. Analizzerò in primo luogo lo stato giuridico dell’embrione in Italia confrontandolo in alcuni punti con quello di una persona. In seguito, studierò i casi difficili e quasi impossibili di accesso alle tecniche di riproduzione assistita delle donne single e coppie omosessuali. Elaborerò un’analisi del cosiddetto “turismo riproduttivo” causato dalla surrogazione di maternità e altri temi legati alla donazione di gameti, considerando che i centri italiani all’interno di questo quadro sociale e giuridico, sono sempre obbligati ad essere assistiti da centri stranieri. Spero che il mio studio contribuisca alla sensibilizzazione e alla divulgazione scientifica. E, ovviamente, che possa chiarire i dubbi degli esperti del settore.
Fortunatamente, il dottor Rafael Bernabeu ha controllato tutta la mia tesi dandomi consigli basandosi sulla sua esperienza. Sono convinta che le conclusioni estratte saranno utili per i professionisti interessati a questo ambito di studio e, certamente, per i pazienti.